In futuro ci ricorderanno per questo: non perché siamo stati capaci di stringerci per accogliere (“dove si mangia in 2 si mangia anche in 3”, dicevano i nostri nonni). Non perché siamo italiani, brava gente.
Per questo, ci ricorderanno: per aver impedito i soccorsi in mare ai disperati.Per aver giocato le nostre europee ipocrisie in punta di fioretto, finanziando in Libia i carnefici affinché si occupino loro dei disperati, senza disturbare noi, per favore. Di noi resteranno i racconti dei profughi di Natale, la disperazione di neonati, bambini, donne e uomini in fuga dalla morte che appesta le loro terre e le loro case (morte della quale il nostro stile di vita opulento è molto più responsabile di quanto ci piaccia pensare). Quando ero bambina guardavo con occhi pieni di paura i film che raccontavano la “soluzione finale”, gli orrori della Seconda Guerra Mondiale: ero terrorizzata dai comandi urlati dai soldati tedeschi, dalla fredda esecuzione di ordini ineseguibili che decretavano la soppressione di esseri umani senza ragione. Ero atterrita anche dalle rauche risate sprezzanti e dai canti urlati che raccontavano le feste e il riposo dopo la distruzione. E chiedevo a mio nonno “Perché lo avete permesso?”. Sarò io la prossima a cui i nipoti, le generazioni che verranno porranno la stessa domanda: “Perché lo hai permesso?”, chiederanno anche a me. Resteranno, di noi, le foto dei pochi resti galleggianti sulle acque gelate, mentre dall’alto delle nostre istituzioni, dal Viminale, rotolano parole di soddisfazione. Che cosa abbaierà, oggi, il nostro ministro del santo rosario? Quale oscena merenda esibirà ai nostri sguardi resi ottusi dal torpore? Quale delle sue belle divise indosserà per catturare la nostra pigra attenzione di privilegiati gelosi del bottino nascosto? “La gente è con me”, ama ripetere. Odio dovergli dare ragione, ma è così. Anch’io, che in risposta alla sua tronfia sicumera ho gridato mille volte “60 milioni meno una!”: di fronte al mare che inghiotte, persino io sarò con lui, mio malgrado. Ricordata anch’io da chi verrà come del tutto assimilata a lui e alla sua protervia sgangherata. Non potremo mai più dire “Italiani, brava gente”. Di noi, di tutti noi, resterà questo: l’odio che ci strangolerà e la nostra bava alla bocca, nella quale anche noi annegheremo.
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Passata l’Epifania, si ricomincia. Qualcuno da dove si era interrotto, qualcuno da un po’ più avanti, qualcuno addirittura da qualche passo indietro.
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AuthorDomitilla Melloni Archivio
Gennaio 2016
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