Mentre bevo il caffè e sfoglio le notizie del mattino, compare sullo schermo del tablet una citazione di Liliana Segre, appena lanciata dagli organizzatori di Molte fedi sotto lo stesso cielo, splendida rassegna di Bergamo. Dice, la Segre: “Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare”.
Vero, penso, e aggiungo tra me che quella donna è una forza della natura e un dono dello spirito, per chiunque abbia voglia di ascoltarla. Intanto l’occhio continua a girare sul quotidiano che sto leggendo, ed ecco che trovo il resoconto delle simpatiche cinguettate di Enrico Esposito, che fa dello ‘humor’ (humor?!?) su omosessuali, donne, transessuali in un modo che non ti aspetti di ascoltare nemmeno a un consesso di sbronzi dopo la sagra della salsiccia annegata. Ma no, non si tratta di un cittadino costretto dall’ignoranza ad affogare il vuoto di senso della sua vita nell’umido di maiale e nel vino. No. Si tratta di un cittadino costretto dall’ignoranza – sua e del suo capo – a partecipare alle altezze della democrazia italiana, occupando il posticino di Vicecapo dell’Ufficio Legislativo del Ministero dello sviluppo Economico. (Nel suo curriculum pare abbia un ruolo importante aver studiato all’università insieme all’attuale ministro, suo capo e paladino della meritocrazia). Ora che i suoi poetici cinguettii sono balzati alla ribalta delle cronache, ovviamente il povero, piccolo Esposito si lamenta: è finito nella macchina del fango! Le sue battute sono state decontestualizzate! Povero piccino. Gli hanno fatto male quei cattivoni dei giornalisti. A lui che scriveva “Quando ti chiamano ‘ricchione’ o rispondi ‘puttan e mammt’ o vai a piangere dalla maestra. Se fai la seconda cosa sei ricchione davvero” (tweet del 20.01.2016). Non posso fare a meno di pensare a Enrico Esposito e a Liliana Segre, avvicinati dal caso nella mia lettura dei giornali di stamattina. L’una, capace di tenere vive le coscienze, perché non si perda la consapevolezza del rischio che corriamo ogni volta che trascuriamo di leggere il presente alla luce del passato che gli fa da cornice. Il che significa assumersi la responsabilità del nostro presente, che sarà l’apripista e l'inevitabile cornice che darà senso al futuro. L’altro, incapace di riconoscere la gravità oggettiva delle proprie azioni, al punto da non assumersene la responsabilità (“Non ero io, era il mio alter-ego!” pare abbia piagnucolato). Coltivare la Memoria e la coscienza, dice la Segre. Per esempio cercare di non dimenticare che nei campi di sterminio, insieme agli ebrei, c’erano anche quelli che Esposito, nella sua inarrivabile eleganza, chiamerebbe ‘ricchioni’. Ricordare che ancora oggi per la maggior parte delle donne è difficile poter contare sulle stesse condizioni garantite agli uomini per progettare la propria vita familiare, lavorativa, pubblica. O soffermarsi a pensare che le opportunità facili e scontate per uno sprovveduto qualunque dotato dei giusti compagni di scuola possono essere precluse per tutta le vita a molte persone a causa del peso greve dei pregiudizi e dello ‘humor’ messo in campo da quelli che a Milano chiamiamo ‘pirla’, cioè trottole capaci solo di girare inutilmente su se stesse.
0 Commenti
Lascia una risposta. |
AuthorDomitilla Melloni Archivio
Gennaio 2016
Categorie
Tutto
|
Fornito da
Crea il tuo sito web unico con modelli personalizzabili.
